La summa ermetica della simbologia dell’Ars Memorandi di Bruno era costituita da tre sigilli ben precisi. Ebbene, di uno ne ho parlato in Mente o Apollo; ora vorrei dedicarmi ad un secondo di essi, tra tutti il più completo, complesso, pregno e utile, affinché ognuno possa minimamente avvicinarsi al vero potere conoscitivo di Giordano Bruno.
“Perché io?” Ciò che ho iniziato a scrivere attraverso un articolo dal titolo Mente o Apollo penso sia giusto proseguirlo attraverso Amore o Venere. Sarebbe quindi perlomeno necessario poter leggere il mio articolo precedente per trovare motivazioni, cause e perché di questo mio rinnovato impeto descrittivo, riguardante il mio ultimo libro: L’Uomo di DIO. Ciò mi consente di procedere con maggior velocità, agio e quindi piacere. Dato per letto quell’articolo, potrei così iniziare dicendo: la summa ermetica della simbologia dell’Ars Memorandi di Bruno era costituita da tre sigilli ben precisi. Ebbene, di uno ne ho parlato in Mente o Apollo; ora vorrei dedicarmi ad un secondo di essi, tra tutti il più completo, complesso, pregno e utile, affinché ognuno possa minimamente avvicinarsi al vero potere conoscitivo di Giordano Bruno. Di conseguenza domanderei al lettore, come a me fu fatto: “perché tale simbologia, definita diversamente, Settenario, veniva utilizzata da Bruno come un sigillo, dal nome Amore o Venere?” E perché io nel vederlo la prima volta, quando ancora non sapevo cosa fosse un sigillo, immediatamente percepii in esso un significato, chiaramente e analogicamente già presente, non nella mia mente, più propriamente nella mia Anima? Giordano Bruno, fine pensatore, scava dentro di noi in luoghi spesso sconosciuti, ma comunque vivi e immortali, poiché popolati, nel buio più assoluto, da archetipi divini, figli della luce più pura ed incondizionata. Lasciai che scavasse dentro di me, all’inizio inconsciamente, infine sempre più consciamente, fino ad aspettare una specie di guarigione avvenuta attraverso momenti, ricordi, immagini e simboli che ora faccio fatica a separare. Cercherò allora d’esporre il modo con cui personalmente …capisco o credo di farlo, un modo che ho appreso, da Giordano Bruno, essere non di tutti gli uomini; un modo che ha reso me, mistero a me stesso per anni, chiaritomi proprio dal Nolano grazie alla sua descrizione riguardante il vero significato dei numeri. Senza dilungarmi troppo o divagare, di nuovo: “Perché, Amore potrebbe definirsi l’ultimo passaggio mentale di un Dio geometricamente e cimaticamente agente?”. Quanti perché direte, eppure, senza di essi …non so vivere. Per comprenderli andiamo a Collemaggio, all’Aquila, perché quando si vuol capire certe cose …lì bisogna andare. Un luogo, anche, brunianoHo già accennato al fatto che il Sigillo in questione, banalmente viene identificato come Settenario, in verità risulta essere da millenni figlio della geometria sacra e come tale più conosciuto come “Fiore della Vita”. Ultimamente ho avanzato l’ipotesi, piuttosto realistica, secondo la quale tutto il sistema geometrico del Fiore in realtà altro non sia che l’applicazione o la trasformazione, geometrica appunto, del sapere dell’Ottava. Ma forse sto correndo troppo. Tornerò quindi alla “casa” di Celestino V, rendendomi conto di come la partenza, per arrivare ad una spiegazione valida, del sigillo in questione, sarà un po’ laboriosa. La basilica di Collemaggio infatti, è contraddistinta tutt’ora da un luogo posto fra navata e transetto deputato ad ospitare ciò che ormai da tutti è definito “Labirinto”. Fui il primo a “vedere”, che io sappia, in quel labirinto non solo 6 cerchi intimamente uniti, ma essenzialmente una simbologia che capii essere descrizione plasmante, costituita e conservata nel tempo attraverso semplicemente: Tre Otto. Cinque anni fa infatti, scoprii all’interno di Collemaggio le Tre Ottave dopo più di sette secoli dal loro assemblaggio ermeticamente voluto dal grande Celestino V. Utilizzando inconsciamente i numeri, collegai, a ragione, quella somma simbolica pari a 24 unità a qualcosa di altrettanto simbolicamente molto più antico. Ciò che dentro Collemaggio era numero, infatti, appariva attraverso le composite braccia degli esseri posti al di fuori dello Zodiaco di Dendera, come qualcosa di estremamente animico e … creativo. 16 braccia divine, maschili, e 8 braccia umane ma femminili, mi diedero la possibilità di capire cosa e quanto in quel labirinto fosse nascosto. Volendo sinteticamente descrivere il tutto potrei dire che Celestino V continuava, attraverso la simbologia del Labirinto, la trasmissione millenaria di un messaggio le cui caratteristiche animiche, certamente si riproponevano all’interno dello zodiaco più famoso del mondo. Zodiaco che moltissimo m’insegnò e continua ad insegnarmi, in quanto i 12 esseri, chiaramente dotati di 24 braccia, dimostravano essere direttamente collegati con ciò che la sfera centrale zodiacale conteneva. Qui infatti 72 corpi celesti a loro volta suddivisi in due gruppi stellari compositi, pari a 24 e 48 unità, dimostravano chiaramente la loro diretta emanazione dodecafonica, nascente da un sistema numerico da me conosciuto, e splendidamente descritto dalla Lista Sumera dei RE. “Il numero è un limpido principio, fisico, metafisico, e razionale” appresi da Giordano Bruno, ed infatti mai come in questo contesto, ciò che poteva sembrare fisicamente numerabile, come una serie di astri, razionalmente inquadrabili dalla mente umana, in verità dimostrava avere una ragione metafisica, alla sua nascita. Ora scusandomi per la mia divagazione numerica, purtroppo necessaria, vorrei che il lettore immaginasse quelle 24 braccia trasformarsi in sei cerchi, come appaiono a Collemaggio, quindi che vedesse quella sestina fondersi a formare Tre Otto, i quali una volta l’anno a Collemaggio non fanno altro che aspettare un prodigio voluto da DIO attraverso tutte e sei le dimensioni figlie del suo primo ottuplice vagito. Un Solstizio di LuceInfatti il 21 giugno, al solstizio d’estate il sole trasformerà in Luce (sempre Palmieri docet) l’informazione numerica posta all’interno del rosone di Collemaggio, che per primo codificai, informazione destinata a diventare esattamente un Settimo cerchio all’interno del labirinto in questione. Ora, ripensando alle braccia di Dendera, si capirà come queste altro non siano che l’ultimo baluardo energetico posto a monte di una realizzazione estremamente materiale oltre che terribilmente luminosa. Sostanzialmente ci si può rendere conto di come qualcuno, non si sa chi, non si sa quando, ha avuto l’ardire, riuscendoci, di codificare un atto creativo che tanto sta impegnando tutti i laboratori di fisica nucleare di tutto il mondo. Di conseguenza la sfera contenente la visione celeste egizia, altro non potrà essere che la Settima sfera. Sarà quindi il Settenario, per un sapere senza tempo come quello dell’Ottava, la summa simbolica di un atto creativo la cui origine è posta esattamente dove oggi non abbiamo il coraggio di spingerci, ma dove Giordano Bruno era di casa, … nell’invisibile. Adesso torniamo al suo Sigillo utile a ricordare la memoria Archetipica, facciamolo perché LUI nella sua unica descrizione dei Tre sigilli Ermetici, dirà, come già scritto in Mente o Apollo, che “le azioni degli Dei, utili cimaticamente e geometricamente a creare i presupposti della nascente Luce”, in Amore o Venere “verranno sostituite dalle corrispondenti caratteristiche emozionali. In Amore saranno quindi, una summa di emozioni, simili a quelle umane, come, odio, coraggio, codardia, gioia, tristezza, ira, ecc., a portare a compimento le geometrie divine. In altre parole Giordano Bruno quattro secoli orsono, sapeva, spiegava, e sperava che ognuno di noi capisse come e quanto amore, un Dio, immanente e musicalmente Ottava, avesse posto, attraverso un miriade di emozioni, alla base della sua sessuata e frattale volontà di creare …la Materia. Di conseguenza potremo sperimentare qualsiasi tipo di emozione nella nostra vita e per quanto potrà sembrarci impossibile ammetterlo, persino l’odio, per esempio, comunque e sempre farà parte di un unico sentimento creativo chiamato …Amore . Se accetteremo tutto ciò, avremo nuovamente una materia viva, emozionabile ed emozionante, potremo quindi comunicare con essa e mettere a punto una nuova scienza tecnicamente animica, come l’Ottava. Questo dovrà essere l’immediato compito della razza umana; se sapremo perseguirlo, Bruno non sarà morto invano, altrimenti saremo noi a … bruciare. |