Del Triangolo Pitagorico

Letture d'Esoterismo OrientaleLa Teo-Filosofia procede su linee più vaste. Dall’origine degli eoni i misteri della Natura furono rappresentati con figure geometriche e simboli dai discepoli di quelli stessi “Uomini Celesti” ora invisibili. Le chiavi, inoltre, si trasmettevano da una generazione all’altra di “Saggi”. Così alcuni di quei simboli passarono dall’Oriente all’Occidente, perché furono portati in Occidente da Pitagora, che non fu l’inventore del suo famoso “Triangolo”.

Del Triangolo Pitagorico

a cura di Adriano Nardi

prodotto per Esonet.it

Estratti dalla Dottrina Segreta di H. P. Blavatsky

La Teo-Filosofia procede su linee più vaste. Dall’origine degli eoni – nel tempo e nello spazio della nostra Ronda e sul nostro Globo – i misteri della Natura (almeno quelli che le nostre Razze possono conoscere) furono rappresentati con figure geometriche e simboli dai discepoli di quelli stessi “Uomini Celesti” ora invisibili. Le chiavi, inoltre, si trasmettevano da una generazione all’altra di “Saggi”. Così alcuni di quei simboli passarono dall’Oriente all’Occidente, perché furono portati in Occidente da Pitagora, che non fu l’inventore del suo famoso “Triangolo”. Questa figura è, insieme al quadrato ed al cerchio, una descrizione dell’ordine dell’evoluzione dell’Universo, sia spirituale e psichico che fisico, più eloquente e più scientifica di interi volumi di Cosmogonie descrittive e di “Genesi” rivelate.

I dieci punti inscritti in quel “Triangolo Pitagorico” valgono tutte le teogonie e le angelologie che siano mai uscite da un cervello teologico. Poiché chi sa interpretare questi diciassette punti (i sette punti in più sono quelli matematici occulti) nel modo giusto e nell’ordine indicato, troverà in essi la serie ininterrotta delle genealogie, dal primo Uomo Celeste al primo Uomo Terrestre. E, insieme all’ordine degli Esseri, essi rivelano anche l’ordine secondo cui si sono evoluti il Cosmo, la nostra Terra e gli Elementi primordiali da cui essa fu generata. Siccome la Terra ebbe origine negli stessi “Abissi” invisibili e nella Matrice della stessa “Madre” dei globi che le sono compagni, colui che s’impadronisce dei misteri della nostra Terra s’impadronirà anche di quelli di tutte le altre terre.

Qualunque cosa abbiano da obiettare l’ignoranza, l’orgoglio o il fanatismo, si può dimostrare che la Cosmologia Esoterica è legata inseparabilmente tanto alla Filosofia che alla Scienza moderna. Gli Dèi e le Monadi degli antichi – da Pitagora a Leibnitz – e gli Atomi delle scuole materialistiche attuali (che li hanno presi a prestito dalle teorie degli antichi atomisti greci) non sono che un’unità composta, o un’unità graduata, come lo è la struttura umana, che comincia con il corpo e finisce con lo spirito. Nelle Scienze Occulte possono essere studiati separatamente, ma non si potrà mai penetrarli senza osservarli nelle loro correlazioni mutue durante il ciclo della loro vita, e come un’Unità Universale durante i Pralaya. La Pluche dimostra sincerità, ma ci dà una cattiva idea delle sue capacità filosofiche, quando espone le sue vedute personali sulla Monade o sul punto matematico. Egli dice:

“Un punto basta a mettere in convulsione tutte le scuole del mondo. Ma che bisogno ha l’uomo di conoscere quel punto, dato che la creazione di un essere così piccolo è al di là del suo potere? A fortiori, la filosofia va contro ogni probabilità, quando da quel punto che assorbe e sconcerta tutte le sue meditazioni, pretende di passare alla generazione del mondo.”

Tuttavia la filosofia non avrebbe mai potuto formarsi la concezione di una Divinità logica, universale e assoluta, se non avesse avuto nel Cerchio un Punto Matematico su cui basare le sue speculazioni. Soltanto il Punto manifestato, che per i nostri sensi si è perduto, dopo la sua apparizione pre-genetica, nell’infinito e nell’inconoscibile del Cerchio, rende possibile una riconciliazione fra la filosofia e la Teologia – a condizione che quest’ultima abbandoni i suoi dogmi rozzamente materialistici. Poiché ha respinto così scioccamente la Monade di Pitagora e le figure geometriche, la Teologia cristiana ha prodotto il suo Dio auto-creatosi, umano e personale, il Capo mostruoso da cui scaturiscono le due correnti dei dogmi della Salvazione e della Dannazione. Questo è così vero, che persino quegli ecclesiastici che sono Massoni, e che vorrebbero essere filosofi, nelle loro interpretazioni arbitrarie hanno attribuito agli antichi saggi la bizzarra idea che:

La monade rappresentasse [per loro] il trono della Divinità Onnipotente, posta al centro dell’Empireo per indicare T.G.A.O.T.U. [leggi “il grande Architetto dell’Universo”] (Pythagorean Triangle, del Rev. G. Oliver, p. 56).

Questa è una curiosa spiegazione, più massonica che strettamente pitagorica. Inoltre l’Ideogramma iscritto in un Cerchio, o il Triangolo equilatero, non ha mai significato “la spiegazione dell’unità dell’Essenza divina”; poiché questa era rappresentata dal piano del Cerchio senza limiti. Ciò che il Triangolo significava realmente era la Natura coeguale una e trina della prima Sostanza differenziata, o la consustanzialità dello Spirito (manifestato), della Materia e dell’Universo – il loro “Figlio” – che procede dal Punto, il vero Logos Esoterico o la Monade Pitagorica. Infatti in greco Monas significa “Unità” nel suo senso originale. Quelli che non sono capaci di afferrare la differenza che passa tra la Monade – l’Unità Universale – e le Monadi o l’Unità manifestata, come anche quella che intercorre fra il Logos eternamente celato e quello rivelato, o Verbo, non dovrebbero immischiarsi di filosofia, e tralasciare le scienze esoteriche. Non c’è bisogno di rammentare al lettore erudito la tesi sostenuta da Kant per dimostrare la sua seconda antinomia [Vedi la Critica della Ragion Pura di Kant, nella traduzione di Barni, II, 54 (ed. or.)].

Coloro che l’hanno letta e compresa, vedranno chiaramente la linea di demarcazione che noi tracciamo fra l’Universo assolutamente ideale e il Cosmo invisibile, anche se manifestato. Né la filosofia esoterica, né Kant, per non parlare di Leibnitz, avrebbero mai ammesso che l’estensione possa esser composta di parti semplici o non estese. Ma i filosofi-teologi non lo capiranno mai. Il Cerchio e il Punto – quest’ultimo si ritira nel primo e si fonde con esso – dopo avere emanato i primi tre Punti ed averli congiunti con delle linee, formando così la prima base noumenica del Secondo Triangolo nel Mondo Manifestato, sono sempre stati un ostacolo insuperabile ai voli teologici negli empirei dogmatici. Basandosi sull’autorità di questo simbolo arcaico, un Dio maschio e personale, creatore e padre di tutte le cose, diventa un’emanazione di terz’ordine, la Sephira, che, nell’Albero della Vita cabalistico, occupa il quarto posto nella successione, alla sinistra di Ain Soph. Quindi la Monade è abbassata al rango di veicolo, un “Trono”!

La Monade – che non è altro che l’emanazione e il riflesso del Punto, o del Logos, nel Mondo fenomenico – quando è all’apice del Triangolo equilatero manifestato diviene il “Padre”. Il lato sinistro o la linea sinistra è la Diade, la “Madre”, considerata come il princìpio malvagio, che fa opposizione (Plutarco, De placitis Philosophorum); il lato destro rappresenta il “Figlio”, “lo sposo di sua madre” in ogni Cosmogonia, ed è una sola cosa con il vertice: la base è il piano universale della natura produttiva, che unisce nel piano fenomenico il Padre, la Madre e il Figlio, come questi sono unificati al vertice, nel mondo supersensorio.*

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* Nelle Chiese Greca e Latina — che considerano il matrimonio come un sacramento — il prete che officia durante la cerimonia rappresenta il vertice del triangolo; la sposa il suo lato sinistro femminile, lo sposo il lato destro, e la base è rappresentata dalla serie dei testimoni, delle damigelle d’onore e degli uomini più importanti. Ma dietro il prete si trova il Santo dei Santi con il suo contenuto misterioso e il suo significato simbolico, dentro il quale nessuno può penetrare se non i preti consacrati. Nei primi tempi del cristianesimo la cerimonia del matrimonio era un mistero ed un vero e proprio simbolo. Ora invece anche le chiese hanno perduto il vero significato di questo simbolismo.
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In seguito a trasmutazione mistica essi divennero il Quaternario: il Triangolo diventò la Tetraktis. Questa applicazione trascendente della Geometria alla Teogonia cosmica e divina – l’Alfa e l’Omega della concezione mistica – dopo Pitagora fu rimpiccolita da Aristotele. Tralasciando il Punto ed il Cerchio, e non facendo alcun conto del vertice, egli impoverì il valore metafisico dell’idea, e ridusse così la dottrina della grandezza a una semplice Triade: la linea, la superficie, ed il corpo. I suoi eredi moderni, che giocano all’idealismo, hanno interpretato queste tre figure geometriche come Spazio, Forza e Materia, – “le potenze di un’unità operante”. La scienza materialista, che vede soltanto la base del Triangolo manifestato il piano della Materia – la traduce praticamente con (Padre)-materia, (Madre)-materia, e (Figlio)- materia, e teoricamente con Materia, Forza e Correlazione. Ma per il fisico comune, come nota un cabalista:

“Spazio, Forza e Materia hanno lo stesso valore che hanno i segni algebrici per un matematico, cioè sono dei simboli puramente convenzionali; oppure la Forza come Forza, e la Materia come Materia, sono assolutamente inconoscibili, come il cosiddetto spazio vuoto in cui si suppone che essi agiscano. (New Aspects of Life and Religion, di Henry Pratt, p. 7. Ed. 1886.)

I simboli rappresentano delle astrazioni, e su queste:

il fisico basa delle ipotesi ragionate sull’origine delle cose… sente il bisogno di tre cose in ciò che egli chiama la creazione: un luogo in cui creare; un mezzo con cui creare; un materiale da cui creare. E nel dare un’espressione logica a questa ipotesi per mezzo dei termini Spazio, Forza e Materia, crede di aver provato l’esistenza di ciò che rappresenta ognuno di essi, nel concetto che egli se n’è fatto. ( Ib. pp. 7, 8.)

Il fisico che considera lo Spazio puramente come una rappresentazione della nostra mente, o come un’estensione che non ha alcun rapporto con le cose che esso contiene e che Locke, ad esempio, definiva incapace di alcuna resistenza e di alcun movimento; il paradossale materialista, che pretende vi sia il vuoto dove egli non può vedere della Materia, respingerebbe con il massimo disprezzo l’idea che lo Spazio sia “un’Entità vivente sostanziale, sebbene [apparentemente e assolutamente] inconoscibile”. (Ib. p. 9.)

Tuttavia questo è ciò che insegnano i cabalisti, ed anche la filosofia arcaica. Lo Spazio è il mondo reale, mentre il nostro è un mondo artificiale. È l’Unità Unica in tutta la sua infinità, nei suoi abissi senza fondo come sulla sua superficie illusoria, una superficie tempestata di innumerevoli universi fenomenici, di sistemi e di mondi simili a miraggi. Ciò nondimeno, per l’occultista orientale, che in fondo è un idealista oggettivo, nel mondo reale, che è un’unità di forze, c’è “un congiungimento di tutta la Materia nel Plenum”, come avrebbe detto Leibnitz. Questo è simboleggiato nel Triangolo Pitagorico. Esso consiste in Dieci Punti inscritti in forma di piramide (dall’uno al quattro) entro i suoi tre lati, e simbolizza l’Universo nella famosa Decade Pitagorica. Il Punto che sta da solo in alto è una Monade, e rappresenta un Punto-Unità, che è l’Unità da cui tutto procede. Tutto è della stessa sua essenza. Mentre i Dieci Punti dentro il Triangolo equilatero rappresentano il mondo fenomenico, i tre lati che racchiudono la piramide di punti sono le barriere della Materia o della Sostanza noumenica, che la separano dal mondo del pensiero.

Pitagora pensava che un punto corrispondesse in proporzione all’unità; una linea al 2; una superficie al 3; un solido al 4; e definiva un punto come una monade che occupasse una posizione e fosse il princìpio di tutte le cose; una linea corrispondeva, secondo lui, alla dualità, perché era stata prodotta dal primo movimento della natura indivisibile, e formava il congiungimento fra due punti. Una superficie era comparata al numero tre perché è la prima di tutte le cause che si trovano nelle figure; poiché un cerchio, che è la principale di tutte le figure rotonde, comprende una triade, costituita dal centro, dallo spazio e dalla circonferenza. Ma un triangolo, che è la prima di tutte le figure rettilinee, è incluso in un ternario, e riceve la sua forma conformemente a quel numero; e secondo i pitagorici fu l’autore di tutte le cose sublunari. I quattro punti che si trovano alla base del triangolo pitagorico corrispondono a un solido o a un cubo, che combina in sé i principi di lunghezza, larghezza e densità, poiché nessun solido può avere meno di quattro punti estremi che lo delimitano. (Pythagorean Triangle, del Rev. G. Oliver, pp. 18, 19.)

Si crede che “la mente umana non può concepire un’unità indivisibile senza annullare l’idea con il suo soggetto”. Questo è un errore, come hanno dimostrato i Pitagorici, e prima di loro un certo numero di Veggenti, sebbene ci sia bisogno di uno speciale addestramento per capire questo concetto, e sebbene una mente profana possa appena arrivarci. Ma c’è qualcosa che si chiama Meta-matematica e Meta-geometria. Anche la matematica pura e semplice procede dall’universale al particolare, dal punto matematico indivisibile alle figure solide. Questo insegnamento ebbe origine in India, e fu portato in Europa da Pitagora, che, gettando un velo sul Cerchio e sul Punto, – che nessun uomo di questa terra può definire se non come astrazioni incomprensibili, – pose nella base del Triangolo l’origine della Materia cosmica differenziata. Così questo divenne la principale delle figure geometriche.

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